E se il teatro non fosse solo teatro?
Ormai si sa: il teatro fa bene. Lo dice la letteratura, lo dice la scienza. Il teatro porta benessere, accarezza le fragilità, lenisce le ferite. Brilla, e sa far brillare.
Il suo cuore è profondamente umano: dall’umano parte, all’umano torna. Per questo, da tanti anni, gli sposalizi tra l’arte teatrale e le scienze dell’educazione sono sempre più numerosi.
L’obiettivo principale di questo percorso è proprio far incontrare il teatro e la pedagogia.
Usare il teatro come strumento educativo, fedeli all’etimologia della parola educazione: “ex-ducere”, portare fuori, ossia liberare, far emergere, portare alla luce le profondità di ciascuno.
Lavorare sui tre livelli Io-l’Altro-il Gruppo, tenere al centro della proposta la dimensione della relazione.

PERCORSI ESEMPLIFICATIVI:

EDUCAZIONE ALL’ASCOLTO obiettivo ultimo del laboratorio è creare l’abitudine all’osservazione e all’ascolto di sé stessi, degli altri e del mondo che ci circonda. Ascolto e osservazione indispensabili per porre le basi a rapporti basati sull’empatia, sull’apertura e sulla tolleranza.

EMOZIONI IN GIOCO un percorso per scoprire, conoscere e a volte accettare le emozioni. Grazie al linguaggio teatrale si può giocare alle emozioni in uno spazio protetto, ricercando il giusto equilibrio tra i propri bisogni individuali e il compromesso inevitabilmente necessario per una sana convivenza.

UTOPIE BAMBINE (ispirato al libro “Utopie di bambini”, di Luca Mori) E se fossimo su un’isola deserta? Come gestiremmo gli spazi? Come divideremmo il cibo? Come governeremmo? E se arriva qualcuno da fuori? E se qualcuno infrange le leggi? E le leggi… chi le inventa? Lavorare sull’utopia. Sul “non luogo” che si fa luogo, sulla comunità che si rivela a sé stessa.

Individuate le finalità generali il confronto con l’operatore porterà alla strutturazione di un percorso ad hoc, costruito sulle necessità di classe ed insegnanti.